venerdì 19 gennaio 2018

La vegetariana di han kang

Buon giorno ragazzi, come procede questo freddo gennaio?? Io sempre di più congelata con tutto che esco con sciarpa guanti e capello!! 😰

Ma bando alle ciance, quest'oggi siamo qui per parlare di un libro, che sinceramente non mi è piaciuto molto, forse per niente! Ma ve ne parlerò meglio nella recensione...


Titolo: La vegetariana
Autore: Han Kang
Editore: Adelphi
Pagine: 177
Prezzo: 18,00 €
Voto:






Trama:

«Ho fatto un sogno» dice Yeong-hye, e da quel sogno di sangue e di boschi scuri nasce il suo rifiuto radicale di mangiare, cucinare e servire carne, che la famiglia accoglie dapprima con costernazione e poi con fastidio e rabbia crescenti. È il primo stadio di un distacco in tre atti, un percorso di trascendenza distruttiva che infetta anche coloro che sono vicini alla protagonista, e dalle convenzioni si allarga al desiderio, per abbracciare infine l'ideale di un'estatica dissoluzione nell'indifferenza vegetale. La scrittura cristallina di Han Kang esplora la conturbante bellezza delle forme di rinuncia più estreme, accompagnando il lettore fra i crepacci che si aprono nell'ordinario quando si inceppa il principio di realtà – proprio come avviene nei sogni più pericolosi.


Recensione:

La storia viene raccontata da tre personaggi diversi: il marito, il cognato e la sorella.

"Sogno un omicidio. Uccido qualcuno o vengo ammazzata..."

All'inizio del libro troviamo il marito e siamo proprio agli esordi, quando la protagonista comincia ad avere dei sogni, che riescono a fargli cambiare stile di vita e da un giorno all'altro diventa vegetariana. Naturalmente la marito non è d'accordo sul suo cambiamento quindi cerca in tutti i modi di farla ragionare, insieme alla famiglia di Yeong-hye.
Che durante un pranzo, invece di aiutarla, peggiorano la situazione perché dopo lo schiaffo ricevuto dal padre lei decide di tagliarsi le vene e viene portata all'ospedale.

Nel secondo capitolo, ci viene esposto la vita della protagonista, dal punto di vista del cognato.
Dopo il ricovero in ospedale Yeong-hye, viene lasciata dal marito e comincia a vivere da sola in un monolocale in centro.
Grazie al lavoro del cognato, la protagonista, riesce ad uscire dal suo stato di "trans" solamente quando viene ricoperta di fiori, dipinti, su tutto il corpo. Ma dopo il rapporto che avranno lei e il marito della sorella, Yeong-hye viene rinchiusa perché non è più in se.

"Sogno di stringere tra le mani la gola di qualcuno, di strangolarlo, di afferrare le punto oscillanti dei suoi lunghi capelli e tagliarli la testa di netto, di conficcargli un dito nel viscido bulbo oculare"

E ora siamo alla fine del libro dove, nel terzo capitolo parla la sorella, In-hye.
Dopo che la sorella l'ha rinchiusa in un ospedale psichiatrico, Yeonh-hye. non vuole più mangiare dice che non ne ha bisogno, lei si nutre solamente con il sole e l'acqua, perché è diventata un albero. Questo però diventa un problema con il tempo perché il suo corpo si sta deteriorando ed è sempre più magra e fragile.

"Non dormo più di cinque minuti di fila. Scivolo fuori da una coscienza nebulosa, ed eccolo che ritorna: il sogno. Ormai non posso nemmeno più chiamarlo così. Gli occhi di un animale che brillano selvaggi, la presenza di sangue, un teschio dissotterrato, poi di nuovo quegli occhi."


Ho avuto molte difficoltà a scrivere questa recensione perché, non è stato facile per me capirlo fino in fondo, capire il punto di vista della scrittrice. Non mi sono piaciuti i comportamenti degli uomini, arroganti, violenti e presuntuosi, non mi è piaciuta la superficialità che ha usato la scrittrice per parlare del "veganismo". La cosa che non mi ha fatto impazzire è sta la mente "retro' " dei personaggi, sopratutto dei più "giovani" sul cambio di abitudine della protagonista.

Voi lo avete letto? perché mi farebbe molto piacere sapere la vostra opinione...

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